Vino Coraggioso

[vc_row][vc_column][vc_column_text css=”.vc_custom_1627311049196{margin-bottom: 0px !important;}”]Nel glossario enoico esiste una parola molto affascinante che è viticultura “eroica”, che serve per identificare tutte quelle realtà, di coltivazione e di conduzione della vite, in cui le condizioni sono estreme sia per la vita della pianta, sia per il lavoro dell’uomo.
Si parla di piccoli appezzamenti, contraddistinti dall’elevata pendenza, superiore al 30% , dall’estrema altitudine, superiore ai 500 m s.l.m., dalle stupefacenti terrazze e dai ripidi gradoni, che rendono possibile la lavorazione della terra; fanno parte del gruppo, infine, anche le viticolture isolane, come quella del Giglio o di Ischia.
Per definire, quindi, una viticoltura eroica serve almeno uno di questi requisiti.
Altra cosa interessante di queste coltivazioni è che spesso si parla di vigne pre fillosseriche.
Infatti la Fillossera nella prima metà dell’ 800 distrusse circa l’80% delle viti europee, ma risparmiò proprio quei vigneti troppo estremi e, quindi, difficili da raggiungere.
Se fin qui si è parlato di caratteristiche orografiche, credo sia importante anche nominare altre tipologie di sforzi, che seppure non possiedono l’epiteto di eroici, potrebbero essere chiamati coraggiosi : sono tutte quelle realtà che giorno dopo giorno si scontrano con territori e tessuti sociali non ancora pronti per un determinato tipo di lavoro, inteso come qualitativo ed innovativo.
In un paese come l’Italia, che vanta maggior produttività al mondo, sono infatti 600.000 gli ettari vitati e 20 le regioni produttive, non è raro incontrare realtà in cui la viticoltura, sebbene esista da lungo tempo, non viene associata ad un concetto di produzione di qualità, quanto invece a quello di quantità, di tradizione, e di autoconsumo.
Luoghi spesso lontani ed isolati, dimenticati dalle stesse amministrazioni, in cui la mentalità è rimasta radicata a tecniche e pratiche vitivinicole ormai antiquate, o anche dannose per la terra e per l’uomo.
Chi si scontra con questa visione viene, infatti, mal visto e non compreso.
Dunque, anche questo, a mio parere, è coraggioso ed eroico: avere la tenacia di insegnare a cambiare idea, di mostrare ciò che un luogo potrebbe regalare, se messo nelle condizioni di farlo, di avere lungimiranza e conoscenza tali da poter immaginare un futuro diverso per territori troppo spesso trascurati, ed infine, avere l’audacia di investire nei propri sogni.
Ilaria Giardini
per Tenuta Liliana[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_single_image image=”1109″ img_size=”full” add_caption=”yes” alignment=”center” onclick=”custom_link” title=”Impianto vigneto Ladame, Parabita Contrada Specchia” link=”http://www.tenutaliliana.com/en/member”][/vc_column][/vc_row]